Software crackato e costi di (ri)attivazione

Un mio conoscente lavora in uno studio di ingegneria civile, dove si occupano di progettazione: mi ha contattato di recente poiché nel loro ufficio hanno ricevuto un’email dalla società Autodesk in cui sono stati avvisati (ma il mio conoscente così come i suoi colleghi ne erano già al corrente!) che la versione di Autocad che stavano utilizzando su tutti i pc dello studio era sprovvista di regolare licenza (nel gergo tecnico ci si riferisce a software crackato).

Attraverso l’email, Autodesk ha “gentilmente” avanzato ai legali dello studio la richiesta di 15000€ per il tempo di utilizzo del software Autocad già trascorso e quello futuro, pena la disattivazione perenne da remoto del software (leggi blocco e impossibilità di ulteriore utilizzo delle varie copie di Autocad operative nello studio).

Mi è stato chiesto: ma Autodesk può farlo?
Tecnicamente, accettando le condizioni contrattuali durante l’installazione del software, di fatto si autorizza Autodesk a condurre verifiche da remoto (ed ho riferito al mio interlocutore che personalmente trovo il comportamento della software house più che lecito). Viceversa, se legalmente possano o non possano farlo, ossia bloccare da remoto un software privo di licenza comunicando quello che di fatto è stato un ultimatum, è una pastoia legale che lascio ai veri esperti in Diritto dell’Informatica (avvocati praticanti, o almeno si auspica) . Concludendo, al mio conoscente – ma soprattutto al suo responsabile che anni addietro decise di autorizzare le installazioni pirata – tecnicamente ho suggerito alcune dritte per evitare il blocco da remoto, ma non ho dato seguito alle modifiche sulle postazioni dello studio poiché personalmente sono assolutamente d’accordo con Autodesk: se il software che si decide di installare nasce come commerciale (da non confondere, quindi, con i gratuiti software muniti di regolare licenza FOSS), andrebbe regolarmente pagato, ergo acquistato, non crackato, così come andrebbero sempre remunerate le attività di manutenzione e/o le consulenze fatte da programmatori, sistemisti o esperti di sicurezza informatica di cui ci si avvale, a meno che questi signori non lavorino gratis per i propri committenti. Questa propensione (tremendamente italiana) ad avvalersi di software crackato è vergognosa e pericolosa, soprattutto perché molto spesso gli utilizzatori finali (architetti, ingegneri, progettisti meccanici o elettronici solo per citare il mondo Autocad) lavorano presso rinomati studi che possono eccome permettersi l’acquisto di qualche licenza software in più: quello che invece accade più o meno regolarmente, a mio avviso, è che in Italia molte aziende e tantissimi utenti decidono di non farlo, ossia scelgono anticipatamente di barare installando software pirata o (che dir si voglia) crackato con il beneplacito del tecnico informatico di turno, solo che questa gente dimentica che la malìzia non è una Virtù ma un vizio: come tutti i vizi, prima o poi qualcuno viene a chiedere il conto ai trasgressori.

Pessima idea quella di usare software crackato in azienda (sotto diversi punti di vista: etici, legali ma soprattutto dal punto di vista della (in)sicurezza informatica) ma se proprio non puoi farne a meno, come minimo assicurati di installarlo e utilizzarlo all’interno di una VM isolata dalle altre postazioni della tua rete LAN, altrimenti la prossima rete hackerata da un ransomware potrebbe essere proprio la tua.

Un approfondimento sull’argomento.

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